Studio Unimore: il delta del Po è in pericolo
La prestigiosa rivista Nature Sustainability ha recentemente pubblicato lo studio di un gruppo internazionale di esperti di ambienti costieri, tra i quali il docente italiano di Unimore Prof. Vittorio Maselli
La prestigiosa rivista Nature Sustainability ha recentemente pubblicato lo studio di un gruppo internazionale di esperti di ambienti costieri, tra i quali due docenti italiani di Unimore (Prof. Vittorio Maselli) e dell’Università degli Studi di Bologna (Prof. Alessandro Amorosi), che ripercorre il ruolo fondamentale che i delta fluviali hanno avuto per lo sviluppo socio-economico degli ultimi 7.000 anni e ammonisce sulle tragiche conseguenze che la crisi climatica potrà determinare sull’evoluzione futura di aree così fragili e complesse.
I delta hanno favorito innovazioni
REGGIO EMILIA - Dalla nascita delle prime città-stato in Mesopotamia e sul delta del Fiume Nilo fino all’Antropocene (gli ultimi 70 anni in cui l’Uomo è diventato il principale agente di modifica del sistema Terra), lo studio rivela come la crescita naturale dei sistemi deltizi — alimentata dai sedimenti fluviali — abbia accompagnato i progressi dell'umanità in Asia e nell’area mediterranea. I delta hanno favorito innovazioni nella gestione delle acque, nel controllo della subsidenza e nella mitigazione dell’erosione, creando una profonda interdipendenza socio-ecologica tra la civiltà umana e l’evoluzione di questi ambienti.
Vulnerabili
Negli ultimi decenni l’aumento della pressione antropica e dell’uso del suolo nelle aree costiere, connessi alla crescita esponenziale della popolazione e allo sviluppo in molte di queste regioni di vere e proprie megalopoli, ha tuttavia reso i delta sempre più vulnerabili, ponendo una seria minaccia alla loro sopravvivenza.
Conseguenze sul delta del Po
Il riscaldamento globale ha aggravato la crisi dei sistemi fluviali e deltizi anche in Italia, moltiplicando da un lato i periodi di siccità prolungata e intensificando dall’altro l’occorrenza di eventi meteo estremi con piene fluviali devastanti. Infatti, i delta italiani, primo fra tutti il Delta del Po, subiscono un duplice effetto: da una parte, la diminuzione delle precipitazioni e l'aumento delle temperature riducono l'apporto di acque dolci, con conseguenze critiche sulla disponibilità idrica per l'agricoltura e per l'approvvigionamento urbano. D'altro canto, l'innalzamento del livello del mare, accelerato dalla fusione delle calotte glaciali, e la riduzione delle portate idriche facilitano l'intrusione del cuneo salino nei corsi d'acqua e nel sottosuolo delle regioni costiere, trasformando i terreni fertili in suoli salinizzati sempre meno produttivi, con impatti devastanti sull'agricoltura e sulla biodiversità.
Innalzamento del livello del mare
Lo studio evidenzia le sfide cruciali che i delta dovranno affrontare in termini di governance, gestione e pianificazione, e sottolinea l’importanza di nuove tecnologie e strategie per affrontare questi problemi. Per garantirne lo sviluppo sostenibile, i delta del pianeta dovranno essere in grado di fronteggiare l’innalzamento del livello del mare causato dal riscaldamento globale e la riduzione negli apporti di sedimenti, trattenuti a monte dalle dighe. Al di là delle possibili soluzioni locali e momentanee, lo studio sottolinea come, in assenza di una stabilizzazione climatica, sarà estremamente difficile preservare i sistemi deltizi e gli ecosistemi ad essi associati.
Sommersi
In scenari di estremo innalzamento del livello del mare (due metri o più nei prossimi due secoli), i delta rischiano di finire progressivamente sommersi, rendendo insostenibile lo stesso sviluppo economico e addirittura impossibile la presenza umana in queste aree. Se non si adotteranno tempestivamente misure definitive per la riduzione delle emissioni di CO₂ e strategie di mitigazione efficaci a tutela dei sistemi deltizi, il futuro delle aree soggette a progressiva sommersione potrà essere caratterizzato da abbandono di terre e da migrazioni di popoli su larga scala verso regioni più ospitali, a quote più elevate. Questo scenario, che in alcuni Delta come il Mississippi si prefigura come una realtà oramai ineluttabile, rischia di segnare la fine della millenaria interazione tra società umane e ambienti deltizi, compromettendo irreversibilmente i benefici ecosistemici e socio-economici che questi territori hanno storicamente offerto all’umanità.
A rischio la vita di milioni di persone
"Se non interveniamo subito per ridurre le attività antropiche che perturbano i processi naturali dei delta fluviali, la loro perdita potrebbe diventare irreversibile, mettendo a rischio la vita di milioni di persone in tutto il mondo" – ha commentato il Prof. Vittorio Maselli del Dipartimento di Scienze Chimiche e Geologiche Unimore.