Analisi Lapam sul rischio idrogeologico: dati preoccupanti a Reggio Emilia e Modena
L’Emilia-Romagna è prima in Italia per pericolosità idraulica media e terza per numerosità di imprese a rischio elevato e molto elevato di frane
Lapam ha svolto un'analisi del rischio idrogeologico nella nostra regione e Reggio Emilia e Modena sono tra le città emiliane più a rischio idrogeologico.
Analisi Lapam sul rischio idrogeologico
REGGIO EMILIA - Come riporta Prima Modena, Gilberto Luppi, presidente della Lapam, esprime massima solidarietà verso i territori colpiti dalla tremenda alluvione, ma coglie l’occasione anche per ribadire come siano necessari investimenti in termini di prevenzione anche per le aree di Modena e Reggio Emilia.
Il focus su Reggio Emilia
Il 46,3% della superficie della provincia di Reggio Emilia è a rischio medio di alluvione e il 6% è a rischio elevato. Ciò significa che il 79,6% della popolazione reggiana risiede in aree con una probabilità “media” di eventi alluvionali, mentre l’1,6% in aree a elevata probabilità.
In uno scenario di media gravità, il rischio coinvolge 171mila famiglie reggiane, 77mila edifici e 36mila imprese, la cui operatività su questi territori può essere compromessa da un giorno all’altro, con danni a locali e magazzini. Nel caso di eventi estremi sono a rischio 3.300 famiglie, che risiedono in aree a elevata probabilità di allagamento.
Capitolo eventi franosi: il 13,8% della superficie di Reggio Emilia (si tratta in particolare dell’area dell’Appennino) è a rischio elevato e molto elevato. In uno scenario di gravità elevata e molto elevata, il rischio coinvolge quasi 11mila persone (10.742 per la precisione) e 860 imprese.
Il focus su Modena
Come dimostra un’analisi dell’ufficio studi della Lapam, il 41,3% della superficie della provincia di Modena è a rischio medio di alluvione e il 6,1% è a rischio elevato. Ciò significa che il 53,3% della popolazione modenese risiede in aree con una probabilità “media” di eventi alluvionali, mentre il 3,1% in aree a elevata probabilità.
In uno scenario di media gravità il rischio coinvolge 150mila famiglie modenesi, 71mila edifici e oltre 26mila imprese, la cui operatività su questi territori può essere compromessa da un giorno all’altro, con danni a locali e magazzini. Nel caso di eventi estremi sono a rischio 8.500 famiglie, che risiedono in aree a elevata probabilità di allagamento.
Per quanto riguarda gli eventi franosi, invece, il 13,5% della superficie di Modena (si tratta in particolare dell’area dell’Appennino) è a rischio elevato e molto elevato.
In uno scenario di gravità elevata e molto elevata, il rischio coinvolge oltre 11mila persone e quasi mille imprese (976 per l’esattezza).
La situazione in Emilia-Romagna
A livello regionale, l’Emilia-Romagna è prima in Italia per pericolosità idraulica media (è a rischio il 60,9% del totale delle imprese), e terza per numerosità di imprese a rischio elevato e molto elevato di frane, dietro a Toscana e Campania.
Nonostante ciò, la diffusione della percezione di rischio tra gli emiliano-romagnoli, per quanto in aumento del 7,7% rispetto al 2012, si attesta al di sotto della media nazionale fermandosi al 69,8% e posizionando l’Emilia-Romagna al 14esimo posto tra le altre regioni italiane.
Dall’indagine emerge come, a livello nazionale, meno della metà degli individui (precisamente il 48%) ha ammesso di aver intrapreso azioni personali negli ultimi sei mesi per combattere il cambiamento climatico.
Importante sensibilizzare e intervenire
Il presidente dell’associazione Gilberto Luppi conclude:
Sensibilizzare e investire per prevenire. Questi sono i due aspetti principali su cui bisogna immediatamente intervenire. In Italia, come evidenziano i dati del nostro ufficio studi, ognuno di noi ha dovuto sborsare in media 1.581 euro come perdite economiche causate da eventi estremi connessi al cambiamento climatico. Non possiamo attendere ancora nel realizzare investimenti. Sono certo che la Romagna saprà rialzarsi, come anche noi abbiamo già fatto in passato. Auspico che questa calamità possa far riflettere chi di dovere per investire nella prevenzione, cosicché in futuro si possano evitare danni di questa portata.