I "Gessi" del nostro Appennino candidati a Patrimonio dell'Unesco
Il Prof. Stefano Lugli di Unimore è in Arabia per presentare l’unicità della catena appenninica fatta di siti unici al mondo con grotte, sorgenti saline e fenomeni carsici gessosi
Il Professor Stefano Lugli, docente presso l'Università di Modena e Reggio Emilia, avrà l'onore di far parte della delegazione italiana che si recherà a Riyad, in Arabia Saudita, per partecipare ai lavori della 45esima sessione estesa del Comitato del Patrimonio Mondiale Unesco, che si terrà dal 14 al 22 settembre.
Sono 260 i siti già iscritti
APPENNINO - Come riporta Prima Modena, il Comitato esaminerà le candidature provenienti da tutto il mondo e lo stato di conservazione di 260 siti già iscritti nella Lista del Patrimonio Mondiale, di cui 55 sono anche nella Lista del Patrimonio Mondiale in pericolo.
Un fenomeno di carsismo che comprende Emilia e Romagna
Il nostro Paese è in corsa per entrare nella lista dei beni del Patrimonio mondiale ambientale dell’Umanità con il “Carsismo nelle Evaporiti dell’Appennino settentrionale”, sito costituito da i Gessi triassici dell’Alta Valle Secchia, i Gessi della Bassa Collina Reggiana, i Gessi di Zola Predosa, i Gessi Bolognesi, la Vena del Gesso Romagnola, le Evaporiti di San Leo e i Gessi di Onferno.
La parte geologica della candidatura è stata curata dallo stesso Prof. Stefano Lugli, docente di Scienze Geologiche del Dipartimento di Scienze Chimiche e Geologiche Unimore, che ha spiegato l’unicità della catena appenninica fatta di siti unici al mondo con grotte, sorgenti saline e fenomeni carsici gessosi. Un patrimonio di natura geologica nel quale si può tracciare la straordinaria evoluzione della Terra.
L’esame da parte del Comitato della candidatura italiana è prevista per il 20 settembre.