“Tante persone sono costrette, per un motivo o per un altro, a lavorare in nero, ma quando lavori in nero sei perduto, perché se ti fai male non hai alcun diritto, sei una persona invisibile”. A dirlo è R.K., uno dei 144 lavoratori intercettati da Common Ground, il progetto interregionale sullo sfruttamento lavorativo e di sostegno alle vittime promosso sul territorio dal Comune di Reggio Emilia e gestito da Cooperativa L’Ovile e cofinanziato da Unione Europea, fondo Coesione Italia 21-27 e Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
Ha preso il via nel 2023
REGGIO EMILIA – Un’esperienza partita ad ottobre 2023 e che si conclude in questi giorni, con l’obiettivo di accompagnare soggetti con fragilità sociale, in particolare persone dal background migratorio, in un percorso di consapevolezza e acquisizione di strumenti sulla propria situazione lavorativa e sui propri diritti e per uscire da eventuali situazioni di illegalità: tanti i soggetti coinvolti in una rete di salvataggio che ha coinvolto anche la Procura della Repubblica, l’Ispettorato territoriale del lavoro, il Nucleo dei Carabinieri Tutela Lavoro, i sindacati e diversi soggetti del terzo settore.
La ricerca
I DATI -Sono state in tutto 144 le persone raggiunte da almeno un’attività del progetto e che hanno quindi preso parte ad almeno un primo colloquio informativo sul progetto, circa il 12,5% del totale delle persone incontrate a livello regionale da tutti gli enti che hanno aderito. Oltre a queste, 327 persone sono state raggiunte da attività specifiche di informazione sul funzionamento del mondo del lavoro in Italia (ad esempio su cosa sia un contratto e a cosa serva, come leggere una busta paga, etc).
Tra loro c’è chi, ad esempio come A.R., è fuggito dalla guerra civile in Kashmir e in Italia lavorava per un autolavaggio 12 ore al giorno, 4 regolari e 8 in nero, e racconta di continui maltrattamenti e insulti, o chi è finito a tagliare legna nell’Appenino reggiano e, mentre lavorava senza contratto, ha perso due dita.
Tra le persone raggiunte, le comunità più rappresentate sono quelle provenienti da Pakistan, Egitto, Bangladesh, Tunisia, Marocco e Nigeria.
Interventi di supporto
In due anni di progetto, sono stati 87 i lavoratori che hanno ricevuto più di un intervento di supporto, in ambiti diversi: dal sostegno abitativo, con l’accoglienza in strutture dedicate, alla tutela di tipo sindacale, come ad esempio l’avvio di procedure presso i patronati o l’avvio di vertenze, ma anche azioni di sostegno socio-legale, socio-sanitario o socio-lavorativo. Per molte persone il supporto degli operatori è stato importante anche per operazioni apparentemente semplici, come l’apertura di un conto in banca o l’ottenimento della Carta d’identità elettronica, in cui è importante è però importante avere una buona conoscenza della lingua.
Fondamentale è stata anche l’attenzione alla dimensione psicologica delle persone intercettate, che ha consentito di far emergere numerose vulnerabilità ad ampio spettro e, in alcune situazioni, veri e propri casi di disturbo post-traumatico da stress, collegati a infortuni subiti sul lavoro.
Miglioramento della condizione
Si stima che oltre un terzo delle persone coinvolte, 57 lavoratori, abbiamo avuto un miglioramento della loro condizione, venendo assunti regolarmente laddove lavoravano precedentemente in maniera irregolare; ottenendo il pagamento degli stipendi mancanti grazie alla segnalazione all’ispettorato del lavoro, oppure trovando posizioni lavorative regolari. Sono stati in tutto 10 i contratti di lavoro avviati, 5 da Winner Mestieri/Cooperjob e 5 dalla cooperativa L’Ovile, mentre 29 persone hanno avuto modo di accedere ad attività formative e professionalizzanti, attivate da Winner Mestieri e Ciofs, partner di progetto della Regione Emilia-Romagna.
Per alcuni il miglioramento è avvenuto anche sul piano abitativo: 12 lavoratori sono stati accolti all’interno di due strutture dedicate ai beneficiari del progetto Common ground.
Permesso di soggiorno
Sono state infine 6 le persone che, grazie al progetto, sono riuscite a ricevere il permesso di soggiorno speciale riservato a vittime sfruttamento lavorativo, 30 invece i lavoratori supportati nella formalizzazione di una segnalazione all’Ispettorato territoriale del lavoro e ai sindacati. Sono stati, infine, 6 gli accessi ispettivi attivati grazie al progetto con Ispettorato del lavoro e Nucleo dei Carabinieri Tutela Lavoro, 24 le azioni di sensibilizzazione allo sfruttamento lavorativo alla rete locale di enti con cui si è collaborato in questi due anni.
Multi agenzia
IL PROGETTO – Attraverso i progetti Rosemary, e Common Ground, il Comune di Reggio Emilia garantisce interventi di tutela per le persone vittime di tratta e sfruttamento, oltre a consulenze di secondo livello e formazione per diverse realtà del territorio. Gli interventi sono tutti pensati in un’ottica multi-agenzia che vede la collaborazione con diverse realtà del territorio tra cui Ispettorato territoriale del lavoro, Ausl, Forze dell’ordine, Servizi di accoglienza delle persone migranti, Tribunale, sindacati e soggetti del Terzo settore.
Progetto interregionale
In particolare il Progetto Common Ground è un progetto interregionale di contrasto allo sfruttamento lavorativo e di sostegno alle vittime e potenziali vittime di sfruttamento lavorativo, finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Sul territorio reggiano, il sistema Common Ground nasce da una co-progettazione tra Comune di Reggio Emilia e cooperativa L’Ovile, e una rete di collaborazioni che spazia dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro ai Sindacati, in forte interconnessione con l’esperienza Oltre la Strada – progetto di Regione Emilia-Romagna attivo nel campo della prostituzione e della lotta alle forme di sfruttamento e tratta di esseri umani – sviluppando interazione e confronto con tutti gli attori pubblici e privati coinvolti a vario titolo nel sistema territoriale.
Prevenire
L’obiettivo generale del progetto è prevenire e contrastare forme di distorsione del mercato del lavoro (lavoro irregolare, lavoro sommerso, caporalato, sfruttamento lavorativo) in tutti i settori, attraverso interventi di protezione sociale e interventi attivabili nell’ambito dei Servizi per il lavoro, promuovendo lavoro dignitoso, sicuro e legalità, dando così attuazione alle “Linee guida nazionali in materia di identificazione, protezione e assistenza alle vittime di sfruttamento lavorativo in agricoltura”, approvate in Conferenza Unificata il 7 ottobre 2021. In particolare le attività realizzate in questi due anni di progetto sono state:
– azioni volte all’emersione delle potenziali vittime (azioni proattive e di primo contatto), in collaborazione con tutti i soggetti che a diverso titolo intercettano potenziali target;
– Presa in carico delle persone vittime di sfruttamento lavorativo attraverso interventi di accompagnamento diversificati in relazione ai bisogni e alle risorse di ciascun beneficiario, nonché in relazione al successivo possibile processo di integrazione sociale;
– sensibilizzazione del territorio alla tematica dello sfruttamento lavorativo attraverso azioni volte alla conoscenza dei fenomeni e ad una loro emersione.