Sicurezza

Sindacato Carabinieri prende posizione sui disordini di Pisa e Firenze

Per l'U.S.M.I.A. Carabinieri non si può sottovalutare "la stanchezza, lo stress e la tensione accumulati dagli operatori di polizia che per lunghe ore devono assistere a provocazioni di vario genere"

Sindacato Carabinieri prende posizione sui disordini di Pisa e Firenze
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Provocatorio intervento di Carmine Caforio, Segretario Generale U.S.M.I.A. Carabinieri sulle cariche avvenute nei giorni scorsi durante alcune manifestazioni studentesche a Pisa e a Firenze e in altre città italiane.

A questo punto "disarmateci"

REGGIO EMILIA - Carmine Caforio - Segretario Generale U.S.M.I.A. Carabinieri - esprime in una nota preoccupazione per la tensione sociale che si sta diffondendo nelle ultime settimane in Italia a seguito dei conflitti bellici in atto - tra cui quello in Palestina. Nel medesimo contesto rimane fortemente indignato per il tenore delle critiche, accompagnate in alcuni casi da gravi offese, mosse pubblicamente nei riguardi delle Forze dell’Ordine, anche da parte di noti esponenti politici e provocatoriamente, afferma: “occorrono urgentemente tutele adeguate e regole di ingaggio chiare, altrimenti applicate sulle nostre uniformi una vistosa matricola identificativa e “disarmateci”.

I processi si celebrano in Tribunale

Se ai leoni da tastiera si accodano anche personaggi pubblici, la già delicata situazione sociale che in questo momento sta vivendo la nostra nazione potrebbe essere “incoraggiata” e precipitare irreversibilmente. L’ordine e la sicurezza pubblica - sottolinea Caforio - rientrano in un ambito assai delicato che va gestito con attenzione e competenza dalle Autorità preposte a tale scopo; non può trasformarsi in un argomento su cui fondare processi avventati e sommari che condizionano e soprattutto fomentano, spesso in maniera distorta, l’opinione pubblica. I processi si celebrano in Tribunale e il giudizio non deve scaturire dall’esame suggestivo di una “manganellata” che apparentemente poteva essere evitata, trascurando un insieme di fattori che vanno inquadrati in uno scenario ben più ampio e complesso il cui “dominus” indiscusso è la Magistratura, nei confronti della quale riponiamo massimo rispetto e incondizionata fiducia.

Non solo le telecamere

Le fonti di prova necessitano di essere vagliate insieme ad una serie di circostanze - comprese quelle che non possono essere catturate dalle telecamere - di cui si parla poco, ma indubbiamente determinanti per l’accertamento dei fatti. Parliamo della stanchezza, dello stress e della tensione accumulati dagli operatori di polizia che per lunghe ore (a volte senza la possibilità di potersi dissetare e persino andare in bagno) rimangono “immobili come delle statue inanimate”, faccia a faccia con i manifestanti che vilipendono le loro divise con sputi, spintoni, pugni e calci, cercando, in tutti i modi, di provocare lo scontro, oltrepassare lo sbarramento e raggiungere gli obiettivi sensibili da devastare.

Il caso di Catania

Senza entrare nel merito di valutazioni che non ci competono e dissociandoci da qualsiasi forma di azione illegittima non commisurata ad una minaccia/violenza attuale e concreta, prendiamo come esempio la manifestazione studentesca pro Palestina svoltasi a Catania. Anche in questo caso, il corteo - inaspettatamente e disattendendo all’ordine dell’Autorità - ha deviato il percorso pianificato, così riuscendo a raggiungere e ad “attaccare” un McDonald's, accusato di aver donato pasti all'esercito israeliano. Un atto intollerabile che, grazie al cordone di poliziotti posti a protezione dell’obbiettivo sensibile da difendere, ha provocato solo danni alla facciata del locale, evitando conseguenze ben più gravi.

Uno stipendio decurtato da spese legali

Gli eventi verificatisi a Pisa, Firenze ed in ultimo a Catania evidenziano lacomplessità delle dinamiche, quasi sempre imprevedibili, delle manifestazioni non autorizzate. La difficoltà oggettiva che incontrano le Forze dell’Ordine durante il servizio - certificata anche dal preoccupante incremento delle aggressioni - è un dato inconfutabile e allarmante che dovrebbe indurre un po’ tutti a riflettere. Non dimentichiamo che il misero stipendio di un operatore di polizia (circa 1.400 euro al mese), non di rado, viene ulteriormente decurtato dalle spese legali sostenute per difendersi da accuse spesso infondate e da quelle sanitarie per curare le ferite riportate sul campo.

Una priorità

La sicurezza pubblica, in una società moderna e civile come la nostra, è una priorità tesa a garantire l’incolumità di tutti i cittadini, compresa la libertà di pensiero e di espressione. A maggior ragione le azioni delle Forze dell'Ordine meritano di essere valorizzate e valutate nel loro insieme, senza permettere a nessuno di gettarle nel tritacarne mediatico che puntualmente mira ad indebolire i poteri dello Stato e rafforzare chi li vuole sovvertire.

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