Giornata mondiale contro le Mutilazioni genitali femminili, il 6 febbraio evento a Reggio Emilia
L'appuntamento è per le 10 in Sala del Tricolore
In occasione della Giornata mondiale contro le Mutilazioni genitali femminili il Comune di Reggio Emilia organizza lunedì 6 febbraio, alle ore 10 un evento in Sala del Tricolore per discutere dell’esperienza del Comune sul tema e per presentare la pubblicazione di Faiza Mahri, ”Libera dalle mutilazioni genitali femminili”.
Giornata mondiale contro le Mutilazioni genitali femminili
REGGIO EMILIA - Il Comune di Reggio Emilia è molto sensibile al tema delle mutilazioni genitali femminili. Come dice l’assessora alle Pari opportunità Annalisa Rabitti
“Non esiste nessuna ragione o giustificazione accettabile né sanitaria, né religiosa, né socio culturale per infliggere alle donne dolori, lacerazioni e ferite fisiche e psichiche che accompagneranno per sempre la loro vita.
Crediamo che tali pratiche non possano trovare nessuna giustificazione e non debbano avere nessuna mediazione, ma solo ferma opposizione e decisa condanna.
Per questo abbiamo deciso di trattare questo tema attraverso una narrazione integrata, completa e inclusiva, che mette in evidenza anche l’attivismo delle donne africane, dei paesi arabo musulmani, dell’Asia e di tutti coloro che hanno militato e militano per contrastare tali mutilazioni.
Gli incontri con le comunità presenti sul territorio reggiano, come quella della Nigeria, del Burkina Faso e la comunità egiziana, e il Patto siglato con la comunità nigeriana per il contrasto di queste pratiche sono una dimostrazione che la strada della prevenzione, del dialogo, del confronto anche su temi delicati come le mutilazioni genitali femminili, è possibile”.
Il programma
Il convegno, che sarà aperto alle ore 10 dall’assessora alle Pari opportunità Annalisa Rabitti, vedrà una serie di approfondimenti sulle mutilazioni genitali femminili sia sul piano sanitario, che legale e culturale.
Interverranno infatti Faiza Mahri, coordinatrice del Tavolo interistituzionale per la prevenzione e il contrasto alle mutilazioni genitali femminili, Maria Brini, delegata dell’Ordine dei medici di Reggio Emilia, Andrea Foracchia, ginecologo e ostetrico, presidente di Medici con l'Africa Modena, Mara Manghi, pediatra e vicepresidente dell’Associazione italiana donne medico di Reggio Emilia, Elisabetta Negri, direttrice delle Attività socio-sanitarie dell’Ausl.
Inoltre, vi saranno le testimonianze di Saadia Baraka “Perché mi hanno fatto questo?” e di Fatma Hassan “Storie che fanno riflettere”.
All’evento parteciperanno anche due classi dell’indirizzo Biomedico del liceo Ariosto Spallanzani e dell’istituto Pascal, accompagnate dalle docenti MariaRita Perisi e MariaCarla Fornaciari.
La mattinata sarà accompagnata dalla performance musicale a cura di Luciano Bosi ed Elisa Cattani che proporranno voci, percussioni e suoni narranti sul tema del rito.
L'emotività che si cela dietro le mutilazioni
La giornata sarà quindi occasione per parlare anche dei vissuti e delle emozioni che accompagnano l’esperienza di mutilazione, un’occasione per riflettere e per elaborare gli aspetti emotivi legati al tema. Sarà occasione per inquadrare anche i conflitti interiori provocati dal confronto tra le proprie appartenenze culturali, identitarie, di visioni del mondo e di filosofia di vita rispetto a chi vive, pratica e tramanda la pratica di mutilazione genitale. Si parlerà inoltre di strategie sanitarie necessarie per contrastare queste pratiche e degli approcci da adottare con le donne provenienti da paesi a pratica mutilatoria.
Parliamo di numeri
L’Organizzazione mondiale della Sanità definisce le mutilazioni genitali femminili come “forme di rimozione parziale o totale dei genitali femminili esterni o altre modificazioni indotte agli organi genitali femminili, effettuate per ragioni culturali o altre ragioni non terapeutiche”.
L’espressione è stata adottata nel 1990 ad Addis Abeba dai 118 delegati di 28 Paesi e varie agenzie dell’Onu. Si stima che nel mondo siano circa 200 milioni le donne e le bambine che hanno subito e convivono con una mutilazione genitale.
Entro il 2030, se non si attueranno strategie di contrasto e di educazione, si prevede che saranno 68 milioni le donne e le bambine a rischio.
Il Tavolo interistituzionale
Da tempo il Comune di Reggio Emilia si è impegnato su questo tema, aderendo al progetto regionale per “la prevenzione e il divieto delle pratiche di mutilazione genitale femminile” che fa riferimento alla legge del 2006, e promuovendo diverse iniziative di informazione, formazione e di sensibilizzazione per il contrasto di queste pratiche.
A tale proposito ha promosso la formazione di un Tavolo interistituzionale composto da: Servizi comunali, Azienda Usl-Irccs di Reggio Emilia, Istituzione scuole e nidi d’infanzia, Ordine dei medici chirurghi e degli odontoiatri di Reggio Emilia, Fondazione Mondinsieme, associazione Nondasola di Reggio Emilia, Forum donne giuriste di Reggio Emilia, Associazione italiana donne medico, Associazione medici con l’Africa di Modena e Reggio Emilia, associazione Donne immigrate dell’Emilia-Romagna, Comunità egiziana di Montecchio e di Reggio Emilia, Organizzazione italo-marocchina di amicizia e cooperazione di Reggio Emilia e provincia (Oimac), Comunità nigeriana di Reggio Emilia, Unicef, Amnesty International.
Protocollo d’intesa per il contrasto alle Mutilazioni genitali femminili
Il 6 febbraio 2019, è stato sottoscritto il Protocollo d’intesa per il contrasto alle Mutilazioni genitali femminili, che impegna gli enti, le istituzioni e le associazioni territoriali di riferimento a condividere e rendere più efficaci le azioni per promuovere sinergie di intervento in materia di contrasto alle mutilazioni genitali femminili, ognuno con la propria competenza.
Il documento mira inoltre a creare una sinergia tra i vari livelli istituzionali e i soggetti privati attivi sul territorio per una rete finalizzata al contrasto delle mutilazioni genitali femminili, prevedendo anche un piano di azione che contenga strategie e metodologie di lavoro condivise al fine di conoscere e contrastare i vari aspetti del problema.
Con il Protocollo si sono gettate le basi per un comune impegno sul piano politico/culturale attraverso interventi di sensibilizzazione e azioni di tipo operativo nelle istituzioni, nella scuola, nel lavoro e in qualsiasi ambito di socializzazione.