Chiedeva somme di denaro ai cittadini ucraini richiedenti asilo
Si è giustificato affermando che i soldi servivano come tesseramento allo stesso Istituto
E' finito agli arresti domiciliari un operatore del patronato che richiedeva somme di denaro ai cittadini ucraini richiedenti asilo per svolgere o dare informazioni sull'iter da seguire per ottenere il permesso di soggiorno.
Chiedeva somme di denaro ai cittadini ucraini richiedenti asilo
REGGIO EMILIA - L’ipotesi investigativa, sostenuta dalla Procura della Repubblica di Reggio Emilia diretta dal dott. Calogero Gaetano Paci, è che un impiegato di un patronato cittadino chiedesse indebitamente denaro a cittadini ucraini fuggiti dal paese, in guerra.
Una attività di primo piano
La Questura di Reggio Emilia, in particolare, a seguito dello scoppio della guerra ucraina aveva gestito, nell’anno 2022, un significativo numero (2.183) di richieste di protezione temporanea avanzate da cittadini ucraini, per lo più donne e bambini, fuggiti dalla propria patria.
Un servizio gratuito che si faceva pagare
Nell’ambito della trattazione delle pratiche, però, i poliziotti dell’Ufficio Immigrazione della Questura di Reggio Emilia hanno rilevato che, in alcune circostanze, i richiedenti avevano versato, apparentemente senza motivo, del denaro ad un impiegato impiegato in un patronato cittadino (gli istituti di Patronato e di Assistenza Sociale, ai sensi della Legge 152 del 30.03.2001, sono persone giuridiche di diritto privato che svolgono un servizio di pubblica utilità. Alcune attività, istituzionali, svolte dai patronati sono finanziate dallo Stato e, per questa ragioni, tali attività devono essere prestate a titolo gratuito ricorda in una nota la Questura di Reggio Emilia).
Le successive meticolose indagini svolte dalla Squadra Mobile reggiana, anche con l’ausilio di supporti tecnologici ed attività di acquisizione documentale, hanno consentito di rintracciare ulteriori richiedenti asilo ucraini che si erano rivolti al patronato per ricevere informazioni sull’iter da percorrere per ottenere il rilascio di un titolo di soggiorno e, in ipotesi investigativa, avevano ricevuto la richiesta, illecita, di denaro.
Nessuna ricevuta
Le richieste di denaro, sempre formulate dal medesimo operatore del Patronato, peraltro, non venivano supportate dal rilascio di ricevute nè dallo svolgimento di qualsivoglia attività.
Li ha motivati con il tesseramento
A seguito di perquisizione dei locali del patronato, peraltro, il destinatario dell’odierna misura, ragionando con i colleghi, tentava di abbozzare la propria difesa ipotizzando di poter imputare i pagamenti, richiesti per prestazioni che avrebbe dovuto erogare gratuitamente, ad un tesseramento al patronato.
Il Gip del Tribunale di Reggio Emilia, sulla scorta dei dati raccolti nel corso delle indagini, ha disposto la misura cautelare detentiva degli arresti domiciliari a cui oggi gli investigatori della Questura reggiana hanno dato esecuzione.