la polemica

P38-La Gang, la band che inneggia alle Br e ha scatenato polemiche il Primo Maggio a Reggio

Polemica e indagini della Digos sul gruppo che si è esibito in un circolo Arci di Reggio. L’indignazione sui social di Lorenzo Biagi: «Non è solo una provocazione»

P38-La Gang, la band che inneggia alle Br e ha scatenato polemiche il Primo Maggio a Reggio
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REGGIO EMILIA - Domenica Primo Maggio il Circolo Arci Tunnel ha ospitato nella sua sede la "Festa dell'Unità comunista", promossa dalle sezioni reggiane del P.Carc e del Partito Comunista. Dopo un pomeriggio di discussione politica e una cena, la giornata si è conclusa con il concerto del gruppo trap P38-La Gang, oggi indagata per "apologia del terrorismo" dopo aver presentato i propri brani inneggianti alle Brigate Rosse, con tanto di bandiera esposta.

P38-La gang, la band che inneggia alle Brigate Rosse

Apparentemente sconosciuta, la band vanta due anni di concerti e sulla propria pagina Facebook si definisce così: un collettivo musicale artistico insurrezionale. Dopo le polemiche scatenate con la loro esibizione, si rivolgono alla stampa italiana: "Benvenuti; siete in ritardo, ma vi aspettavamo".

E si difendono di fronte alle accuse: "Siamo estremi? Sì. Siamo provocatori? Sì. Tutto questo è voluto. Il fatto stesso che qualcuno si indigni è, in un certo senso, previsto. Siamo qui per creare slanci. Se davvero fossimo componenti di un gruppo armato clandestino forse strillarlo nei pezzi e sui palchi non sarebbe la migliore strategia da adottare".

Le parole di Lorenzo Biagi, figlio di una vittima delle Br

Non la pensa proprio così Lorenzo Biagi, che ha vissuto sulla propria pelle i colpi delle Brigate Rosse. Il 19 marzo 2022, infatti, suo padre, docente dell'Università di Modena e Bologna, venne ucciso proprio per mano delle Br, quando lui era ancora un bambino. Queste le parole del ragazzo sulla sua pagina Facebook: "la cosa schifosa è che il titolare di questo locale che li ha invitati li ha pure difesi in seguito alla loro esibizione (in tre col passamontagna per cercare di non farsi riconoscere), dicendo che è “solo” una provocazione".

L'Arci provinciale e l'Anci regionale mostrano dissenso

"La stagione degli anni di piombo e dei suoi protagonisti rappresenta una delle pagine più buie della storia del nostro Paese e la sua condanna, di qualunque colore sia, non prevede se e ma. Incontreremo i dirigenti del circolo Tunnel per approfondire i contorni di questa vicenda che ci lascia con l’amaro in bocca anche perché vede protagonisti un gruppo di giovani musicisti", così si è espresso l'Arci provinciale, mostrando solidarietà a Biagi.

Ma commenta l'accaduto anche Luca Vecchi, sindaco di Reggio e presidente dell'Anci regionale: "Non c’è provocazione o creatività artistica che tenga o che possa legittimare questo tipo di messaggio. Il circolo Arci in questione ha pesantemente sbagliato, mi auguro che riflettano sull’errore con autocritica".

L'idea è quella di correre con urgenza ai ripari, presentando un esposto alla Procura.

Il Circolo Arci Tunnel risponde: è una censura all'espressione artistica

Il direttivo del Circolo Arci Tunnel chiede scusa, ma resta fermo sulle proprie posizioni: "per quanto non fosse certamente nostra intenzione ferire chi è stato toccato nella sua storia personale e familiare da vicende legate alla violenza politica in Italia, siamo increduli di fronte alla decisione dell’autorità giudiziaria [...]. Una canzone, un quadro, un libro possono essere oggetto di critica anche feroce, questo vale anche per la decisione di ospitare un concerto. Attribuire all’autorità giudiziaria il compito di reprimere l’espressione artistica apre la strada alla censura generalizzata o ad una repressione selettiva dai contorni così indefiniti da risultare del tutto arbitraria."

Il Circolo ribadisce il proprio ruolo di associazione culturale e ricreativa, sempre aperta alla vita collettiva della città e alla libertà d'espressione, e lancia un appello di sostegno per il presidente dell'associazione.

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