FEMMINICIDIO

Uccise la sua ex in un parco di Reggio, Mirko Genco condannato a ventinove anni e tre mesi

Al momento del verdetto ha dichiarato di non capacitarsi di quello che ha fatto, prima di accoltellarla ha abusato di lei

Uccise la sua ex in un parco di Reggio, Mirko Genco condannato a ventinove anni e tre mesi
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Negli ultimi tempi, Genco stalkerava l'ex compagna Juana Cecilia. Il femminicidio risale alla notte tra il 19 e il 20 novembre 2021.

Uccisa a coltellate

È finalmente arrivata la sentenza per il 28enne Mirko Genco, l'uomo che nel novembre 2021 ha compiuto uno dei femminicidi più efferati di sempre in provincia. Il giovane è infatti responsabile della morte di Juana Cecilia Hazana Loayza, 34enne peruviana madre di un bimbo con cui aveva avuto una storia.

La pm Mariarita Pantani aveva chiesto per lui l'ergastolo con isolamento diurno per 18 mesi ma il processo in Corte d'Assise si è risolto con una condanna in primo grado a 29 anni e 3 mesi siccome gli sono state riconosciute le attenuanti generiche. Nella sua requisitoria, la pm ha fatto leva su tutte le menzogne dette dall'assassino nel corso del processo.

A detta di Pantani, Genco avrebbe infatti dichiarato che Cecilia voleva un approccio sessuale con lui ma così non è stato perché prima di ucciderla a coltellate aveva abusato di lui. Nei messaggi, lei gli aveva scritto chiaramente che non poteva ricostruire una storia con lui. Ma lui questo non poteva accettarlo e dopo averla seguita a lungo l'ha uccisa in un parco della zona di via Patti.

Il parco dove si è verificato l'omicidio

Chieste le attenuanti generiche

L'avvocato difensore Alessandra Bonini ha ripercorso la storia del suo assistito raccontando l'abbandono da parte dei genitori. Inoltre ha rievocato dei messaggi a sfondo sessuale tra i due in cui le gli chiedeva dei soldi. In base a queste e altre prove, il legale Bonini ha chiesto le attenuanti generiche.

Per l'omicidio ha chiesto di applicare la pena più adeguata ma per il furto delle chiavi prese dalla vittima e del coltello rubato in casa ha chiesto l'assoluzione e così per la violenza sessuale sostenendo che il primo rapporto fosse consenziente.

Dopo tre ore, la Corte d’Assise presieduta dal giudice Cristina Beretti, si è ritirata per poi emettere sentenza. In aula presente anche la madre della vittima che si è trasferita dal Perù per occuparsi del nipotino. Al termine della sentenza, ha dichiarato che giustizia è stata fatta e ha espresso il desiderio che l'assassino di sua figlia rimanga effettivamente a lungo in carcere.

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