Economia

Segnali di prudente ripresa per l’economia reggiana

Lo rileva l'Ufficio Studi di Lapam Confartigianato confrontando io dati economici del primo semestre 2025

Segnali di prudente ripresa per l’economia reggiana

È un’analisi che mostra segnali in chiaroscuro quella realizzata dall’ufficio studi Lapam Confartigianato sui primi sei mesi del 2025.

Segnali di prudente ripresa per l’economia reggiana

REGGIO EMILIA – La congiuntura economica di Reggio Emilia evidenzia segnali di ripartenza che si affiancano a difficoltà persistenti. I dati sull’export rappresentano il principale elemento di novità: dopo un 2024 segnato da cali consistenti, i primi sei mesi del 2025 mostrano un rallentamento della flessione, con l’export manifatturiero (al netto del farmaceutico) di Reggio Emilia a -1,8%. Nei comparti a maggiore presenza di micro e piccole imprese, le dinamiche sono ancora più incoraggianti: l’export osserva un fiducioso +6,3%.

Export verso la Cina: calo a doppia cifra

L’Europa si trova oggi schiacciata tra la leadership economica degli Stati Uniti e l’avanzata della Cina, sebbene in frenata negli ultimi anni. Le esportazioni manifatturiere verso la Cina nei primi sei mesi del 2025, al netto del farmaceutico, segnano un calo a doppia cifra per Reggio Emilia, pari a un -21,1%. Tra i primi 40 sistemi locali del lavoro maggiormente esposti sul mercato cinese si segnalano quelli di Correggio, il cui export verso la Cina vale il 3,5% del valore aggiunto territoriale e Reggio Emilia (3,4%).

Meccanica: si riducono le perdite

Il settore della meccanica resta in difficoltà ma migliora rispetto allo scorso anno: l’export reggiano del comparto diminuisce del 5,9% (era il -9,8% nel 2024). In particolare le esportazioni di macchinari verso la Germania, mercato chiave, riducono le perdite in modo significativo, con Reggio Emilia che passa dal -17,8% del 2024 al -4,2% del 2025. Al contrario, sul mercato statunitense, è pesata l’elevata incertezza sollevata dai dazi: nel primo semestre 2025 si conferma un calo del -7% per l’export reggiano.

La moda reggiana in leggera ripresa

La moda (che comprende tessile, abbigliamento e calzature), uno dei settori ad alta concentrazione di micro e piccole imprese attenzionato per la difficile congiuntura, vede il made in Emilia-Romagna in calo nei primi 6 mesi del 2025 del -6,9%, con una dinamica più accentuata rispetto alla media nazionale del -3,8%. Tra le principali province esportatrici cresce in controtendenza l’export di moda di Reggio Emilia (+7,1%).

Diversificare gli sbocchi

Data l’instabilità dei partner tradizionali, è sempre più importante per le imprese esportatrici diversificare i mercati di sbocco. In vista della liberalizzazione degli scambi con Argentina, Bolivia, Brasile, Paraguay e Uruguay prevista dall’accordo commerciale tra l’Unione Europea e i paesi del MERCOSUR, si osserva una maggiore propensione all’export verso questi paesi dell’Emilia-Romagna, seconda dopo il Piemonte, con un peso dell’export pari allo 0,69% del valore aggiunto. Tra le province con un’esposizione su questo mercato superiore al 0,42% medio nazionale si segnala anche Reggio Emilia con un 0,89%.

Incertezza sul mercato del lavoro

Accanto al commercio estero, si registrano segnali incerti sul fronte del mercato del lavoro: le previsioni per l’autunno mostrano un atteggiamento prudente delle imprese, con le entrate programmate tra settembre e novembre 2025 che calano a Reggio Emilia dell’1,8%.

Cresce il numero di imprese

Positiva, invece, la demografia d’impresa. Nel secondo trimestre 2025 Reggio Emilia ha un tasso di crescita del +0,48% nel numero di imprese totali, tra i migliori dati regionali, e anche l’artigianato chiude in positivo, pur con tassi più contenuti.

Criticità

Restano però alcune criticità strutturali. Nel 2025 i prezzi di elettricità e gas restano su livelli ben superiori al pre-crisi. Nei primi 7 mesi del 2025 la provincia di Reggio Emilia registra un +54,6% dei prezzi energetici rispetto al 2021, superiore alla media nazionale del 49,8%, che penalizza la competitività delle nostre imprese, costrette ad affrontare costi energetici tra i più alti d’Europa.

Perdite contenute

«Rispetto all’anno precedente – commenta Gilberto Luppi, presidente Lapam Confartigianatoi segnali lasciano sicuramente spazio a un cauto ottimismo, ma questo non significa che possiamo considerarci fuori da un periodo complicato, tutt’altro. Nonostante i dati dimostrino un contenimento delle perdite rispetto al 2024, e ciò significa che il percorso tracciato sta andando nella direzione giusta, i segnali sono ancora negativi. È qui che la classe politica deve agire: tutelare le imprese e il Made in Italy, negoziare con gli esponenti esteri per salvaguardare i rapporti commerciali con i paesi “storici” ma, allo stesso tempo, aprire nuove possibilità di scambio dialogando con mercati emergenti. La politica deve dimostrarsi davvero al fianco delle imprese, semplificando l’accesso al credito per gli investimenti, alleggerendo la burocrazia e le bollette che gravano sulle attività. Con un’operazione sinergica, il valore delle eccellenze prodotte nel nostro territorio può ridare slancio alla competitività delle realtà imprenditoriali locali»