L'EVENTO

Didone e Enea approdano al Valli

Appuntamento venerdì 5 e domenica 7 aprile

Didone e Enea approdano al Valli
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Bellissimo spettacolo in scena questo venerdì e domenica al Valli di Reggio.

Didone e Enea approdano al Valli

REGGIO EMILIA - Dido and Aeneas (Didone ed Enea) di Henry Purcell, opera barocca e Die sieben Todsünden (I sette peccati capitali) di Kurt Weill su testo di Bertolt Brecht ballet chanté dalla satira incisiva, compongono l’inedito dittico proposto al Teatro Municipale Valli di Reggio Emilia venerdì 5 aprile (ore 20.00) e domenica 7 aprile (ore 15.30), coprodotto da Teatro Comunale di Bologna, Fondazione I Teatri di Reggio Emilia e Fondazione Haydn di Bolzano e Trento.

Profezia del futuro

L’orchestra il coro del Teatro Comunale di Bologna sono affidati alla direzione di Marco Angius, mentre la regia è di Daniele Abbado, che racconta come il progetto metta accanto due opere sulle città:

«la città mitologica in Didone, la profezia sul futuro delle città in Brecht-Weill. Accostiamo l’opera incompiuta di Purcell con l’opera-balletto di Brecht e Weill in fuga dalla Germania nazista. […] Drammaturgicamente il legame vive nel fatto che, seppur in modi diversissimi, ci troviamo di fronte al rapporto tra individuo e gruppo sociale con il quale è costretto a relazionarsi».

Legati al presente

In Dido and Aeneas Abbado ritrova collegamenti col presente: «Le streghe equivalgono agli haters che spuntano dal nulla inventando calunnie e puntando alla distruzione di una o più persone, nel nostro caso Didone». Nei Sette peccati capitali, rispetto alla Cartagine di Purcell entriamo in diverse metropoli americane.

I sette vizi della religione

«Siamo di fronte a un capovolgimento del significato dei sette vizi della religione cristiana – dice ancora Abbado – che nel caso della re-interpretazione di Brecht-Weill si trasformano in ostacoli all’arricchimento personale. Brecht ha un’idea molto chiara del mondo nuovo dove l’uomo deve diventare in qualche modo il capitalista di se stesso e per avere successo deve scegliere di vendere quello che possiede ovvero corpo, personalità, onore». Generoso, in questo titolo, l’uso dei costumi come indica il libretto: si passerà infatti dal mondo del cabaret a quello del cinema fino al circo.

Le scene e le luci del dittico sono firmate da Angelo Linzalata, i costumi da Giada Masi e le coreografie da Simona Bucci.

Marco Angius che, a proposito di Didone ed Enea, ricorda che si tratta di

«un’opera-enigma, mancando ancora oggi la partitura autografa originale. Le fonti che ce l’hanno tramandata sono successive di oltre un secolo. Da questa condizione, del tutto insolita, musicalmente, ne è nato un caso, un corpo assente dall’autenticità mai rivelata e che reclama un restauro innovativo più che conservativo: così Dido, emblema di un passato irraggiungibile, va ricollocata come un reperto, antico ma anche attuale, che risalti sugli sfondi cupi dell’inquietudine musicale contemporanea».

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