A piede libero dopo la strage di Gaida, la famiglia: "i giudici ci hanno spezzato il cuore"
Nello schianto morirono la compagna, il figlio, e i fratelli della donna
Resta indagato a piede libero Orjol Lame, 32 anni, che lo scorso ottobre era alla guida dell'auto si è schiantata contro un casolare sulla via Emilia.
A piede libero dopo la strage di Gaida
REGGIO EMILIA - Prima il gip e poi il Riesame hanno bocciato la richiesta della Procura di applicare una misura cautelare nei suoi confronti. Lui è stato l'unico sopravvissuto, nello schianto sono morti la sua compagna di 22anni, il loro bambino di un anno e mezzo, e i due fratelli della donna, che avevano 11 e 9 anni.
Tornato in Albania
Lame è accusato di omicidio stradale plurimo aggravato. Dopo l'incidente è risultato positivo agli esami tossicologici: nel
suo sangue furono trovati alcool e droga. Inoltre, guidava senza patente e assicurazione del mezzo.
Dopo tre mesi di coma si è risvegliato ed è stato trasferito in un centro riabilitativo. Dimesso a febbraio, è tornato in Albania.
L'indignazione della famiglia
"Signori giudici, la vostra decisione ci ha spezzato il cuore. È come se i nostri ragazzi fossero stati uccisi un'altra volta".
Recita così la lettera dei familiari delle vittime, Ardian e Anjeza Hyseni, i familiari delle vittime dopo la decisione di respingere
le richieste di misura cautelare nei confronti dell'uomo. La famiglia ha paura che l'uomo si sottragga al processo.
"Non si può lasciare libero l'assassino di quattro bambini. Non è giustizia questa".