Processo Saman, Shabbar Abbas non risponde alle domande della pm Laura Galli
Parla il fidanzato: "Lei era triste ed aveva paura. Un giorno mi diede un elenco di numeri di persone da chiamare se le fosse successo qualcosa".
Nessun ripensamento: come aveva annunciato nelle scorse settimane Shabbar Abbas, padre di Saman e indicato come uno dei mandanti del delitto della figlia, ha rifiutato il confronto con la pm Laura Galli durante il processo che si tiene in questi giorni presso il Tribunale di Reggio Emilia.
Shabbar Abbas non risponde alle domande della pm
REGGIO EMILIA - Nessun passo indietro né ripensamento: Shabbar Abbas ha confermato la sua intenzione di non sottoporsi alle domande della pubblico ministero Laura Galli né a quelle che eventualmente sarebbe stato sottoposto dagli avvocati difensori degli altri imputati.
In questo modo Shabbar Abbas ha evitato il cosiddetto controesame.
Gli avvocati: risponderà dopo la testimonianza del figlio minore
“Il nostro assistito farà spontanee dichiarazioni – hanno chiarito i suoi legali, Enrico Della Capanna e Simone Servillo forse con la chiara intenzione di far comprendere quale dovrebbe essere la futura strategia del loro assistito – non sappiamo ancora quando, ma probabilmente attenderemo che avvenga prima la testimonianza del figlio minore”.
Perché il figlio minore? La risposta appare chiara: il ragazzo è il teste principale dell'accusa ed è proprio lui che ha indicato nello zio Danish l’esecutore materiale del delitto.
Parla il fidanzato 15enne di Saman
Saqib Ayub, il fidanzato di Saman, è apparso molto sicuro di sè nel rispondere alle domande degli avvocati. Affiancato dall'interprete, il connazionale di Saman spiega di averla conosciuta "su Tik Tok nel gennaio del 2021 e di averla vista a Bologna una prima volta e poi altre quattro volte tra Bologna e Roma, solo una prima volta con l'autorizzazione e poi no perchè la comunità non le dava il permesso di uscire". E prosegue : "Nell'aprile 2021 Saman venne a Roma". Glielo chiesi io perchè in quel periodo lavoravo nella capitale puntualizza Saqib. "Trascorremmo insieme nove giorni durante i quali decidemmo di sposarci. Prima ne parlavamo solo, a Roma prendemmo la decisione. Io comprai il mio abito da sposo e chiesi a mia madre di far arrivare dal Pakistan quello per lei". Il giovane ha ripetuto più volte che la sua fidanzata "era triste e aveva paura" e che un giorno "mentre si trovava in comunità mi diede un elenco di numeri di persone da chiamare se le fosse successo qualcosa. Ed è quello che ho fatto -conclude - dopo la sua scomparsa."