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Scarcerato l'ex consigliere Carmen De Lucia: "non ci sono prove sul metodo mafioso"

L'uomo era accusato di corruzione aggravata e favoreggiamento del clan camorrista Massaro

Scarcerato l'ex consigliere Carmen De Lucia: "non ci sono prove sul metodo mafioso"
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E' stato scarcerato Carmine De Lucia, l'ex assessore comunale di Reggio Emilia arrestato lo scorso 12 gennaio con l'accusa di corruzione aggravata e favoreggiamento del clan camorrista Massaro.

Scarcerato l'ex consigliere Carmen De Lucia

REGGIO EMILIA - Ieri il Tribunale del Riesame di Napoli ha annullato il provvedimento di arresto per Carmine De Lucia, ex consigliere di Reggio Emilia. Per l'accusa, il 54enne, titolare di 16 loculi, nel cimitero del Comune casertano di Santa Maria a Vico, li avrebbe illecitamente rivenduti per favore i clan. 

L'avvocato: "non ci sono prove"

Di opposto parere il Tribunale del Riesame. Il legale di De Lucia, Ernesto d'Andrea, ha dichiarato che

"Questo è semplicemente un reato impossibile, perché i loculi sono in concessione, sono di proprietà del Comune di Santa Maria a Vico e, pertanto, il De Lucia Carmine non poteva mai trasferire la proprietà.

Il Riesame ha annullato completamente l'ordinanza, poiché ha accolto i motivi che io ho proposto. Non esiste un'intercettazione che possa confermare che lui avesse o meno utilizzato il metodo mafioso."

La reazione di De Lucia

De Lucia che resta indagato si dice pronto a difendersi in un'eventuale processo:

"Li affronteremo sicuramente perché abbiamo le spalle larghe, però dal punto di vista umano questa esperienza è stata devastante".

I complici

Tra le altre persone coinvolte nell'operazione della Guardia di Finanza di Marcianise c'era anche il vicepresidente della Provincia di Caserta, Pasquale Crisci, oltre a un imprenditore, un impiegato comunale e due esponenti della criminalità locale ritenuti contigui al clan Massaro.

L'attività illecita

Oggetto di indagine, in particolare, una cappella privata che il clan ha cercato di estorcere attraverso atti intimidatori al legittimo proprietario, ovvero all'azienda incaricata dell'ampliamento del cimitero.

Di circa 44mila euro il valore dell’edicola funeraria in questione. L’obiettivo degli indagati sarebbe stato quello di vendere a prezzi gonfiati i loculi.

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