svolta nelle indagini

Il Gip non convalida il fermo per i tre familiari del 77enne trovato in fondo al pozzo

Il gip dispone l'obbligo di dimora e di firma per i tre parenti di Pedrazzini, finiti in manette la scorsa settimana dopo il ritrovamento del cadavere dell'uomo.

Il Gip non convalida il fermo per i tre familiari del 77enne trovato in fondo al pozzo
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Il gip non ha convalidato il fermo per il sequestro e l'omicidio del 77enne Giuseppe Pedrazzini trovato cadavere sul fondo di un pozzo a Cerrè Marabino, frazione di Toano nell'appennino Reggiano.

Avranno solo obbligo di dimora e di firma

TOANO - Sono usciti dal carcere, dopo quattro giorni passati in cella, i tre famigliari indagati per la morte di Giuseppe Pedrazzini, il 77enne trovato in un pozzo vicino a casa a Toano nella frazione di Cerrè Marabino, sull'appennino raggiano, la sera dell'11 maggio. Il Gip ha applicato al genero Riccardo Guida, alla figlia Silvia Pedrazzini, alla moglie Marta Ghilardini, la misura cautelare dell'obbligo di dimora e di firma.

Restano le accuse di soppressione di cadavere

Dopo essere stati interrogati dagli inquirenti i  familiari dell'uomo - la moglie, la figlia e il genero - sono stati fermati dalle forze dell'ordine con le accuse di omicidio soppressione di cadavere e sequestro di persona, ma il fermo non è stato convalidato e sui tre parenti restano solo le accuse di soppressione di cadavere.

La mancanza di denuncia di scomparsa

A creare stupore nella vicenda tragica era stata la mancanza di una denuncia di scomparsa da parte dei famigliari, nonostante il 77enne fosse sparito da mesi. Sono stati gli amici dell'uomo, infatti, a far partire le ricerche che si sono concluse, tuttavia, in poche ore perché un cane dell'unità cinofila, in breve tempo ha individuato un cadavere all'interno di un pozzo non molto distante dalla sua abitazione sull'appennino Reggiano.

I tre sono indagati anche per truffa

La Procura, che coordina le indagini dei carabinieri, aveva chiesto la custodia in carcere dei tre parenti ma il giudice ha respinto per i reati di omicidio e sequestro di persona, mentre ha disposto la misura per soppressione di cadavere. I tre risultano inoltre indagati anche per truffa perché nel periodo della scomparsa dell'anziano parente hanno continuato a riscuotere la sua pensione.

La dichiarazioni fuori dal carcere

Nel corso dell'udienza davanti al Gip si sono avvalsi della facoltà di non rispondere e la figlia, uscendo dal carcere,  ha fatto alcune dichiarazioni al telegiornale regionale  parlando di una congiura ai loro danni architettata da qualcuno che ha interessi sulle loro proprietà. In merito al fatto che nessuno dei famigliari abbia pensato di denunciare la scomparsa dell'anziano, ha detto che “Sicuramente uscirà la verità e la verrete a sapere. Perché non abbiamo denunciato la scomparsa di mio padre? Parlatene col nostro avvocato”.

L'avvocato difensore dei due coniugi Ernesto D’Andrea, sul tema della mancata denuncia commentato così: “Fa parte della soggettività di ciascuno. I miei clienti hanno detto di non sentirsi in dovere di fare denuncia. Ognuno ha una sensibilità, magari dopo un giorno dalla scomparsa c’è chi sarebbe andato a fare denuncia e chi no. Ma non l’hanno presentata nemmeno i fratelli e le sorelle che invece sono già corsi in Procura per costituirsi parte civile”.

La moglie ha l'obbligo di dimora nel comune di Toano, mentre figlia e genero a Taranto, dove hanno una casa: dovranno presentarsi quotidianamente a firmare negli uffici della polizia giudiziaria.

 

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